Insegnante di sostegno, caratteristiche, peculiarità.


Il Professore Luigi D’Alonzo, Presidente della Società Italiana di Pedagogia Speciale, ordinario di Pedagogia Speciale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Direttore del CeDisMa (centro studi e ricerche sulla Disabilità e Marginalità) ha trattato l'argomento in oggetto in modo puntuale e accorto. Sottolinea il fatto che alla scuola si attribuisce una responsabilità sempre più maggiore all’interno della società in quanto si domanda ad essa di creare persone consapevoli e democratiche all’interno di una prospettiva pedagogica condivisa, credendo nello sforzo costante di realizzare una nuova casa educativa inclusiva, che migliori la vita dei docenti e soprattutto degli allievi. La storia legislativa italiana è caratterizzata da varie tappe nel percorso verso l’inclusione. Si pensi alla Legge 118/71 la quale all’art. 28 disciplina il tema importantissimo della frequenza scolastica, intesa come principio dell’inserimento degli alunni con disabilità in classi normali. O, ancora, a seguire, la Legge 517 del 4/08/77 che prevede l’avvio del principio dell’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, abolendo le classi differenziali. Importantissima, poi, è stata la Legge 104/92. Essa costituisce la “Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate” nell’ambito della quale gli articoli 12, 13, 14, 15 e 16, inerenti tematiche sul diritto all’istruzione e all’educazione, rappresentano, ancora oggi, un punto di riferimento fondamentale per il raggiungimento della qualità dell’integrazione scolastica e per la definizione del ruolo e delle competenze degli insegnanti di sostegno specializzati. Questo susseguirsi di leggi ci ha portati verso una differenziazione del lessico, potendo cogliere, così, le differenze tra inserimento, integrazione e inclusione e tra menomazione, disabilità ed handicap fino ad arrivare al concetto di Bes (bisogni educativi speciali), esplicitato nella Direttiva Ministeriale del 27 Dicembre 2012, ma soprattutto ha creato il terreno fertile per capire che la didattica speciale per l’inclusione si pone come elemento fondante e strada obbligata a partire da quanto esplicitato nell’Art 3 della nostra Costituzione. Lo stesso, difatti, stabilisce che “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” Una norma che se nel primo comma prevede un principio di uguaglianza formale nel secondo prevede un intervento sostanziale ed effettivo da parte dello Stato a che questa uguaglianza venga resa effettiva. Interessante è stato apprendere come l’importanza del contesto sia da considerare un terzo educatore, elemento determinante per l’apprendimento e che deve essere tenuto in considerazione, migliorato e reso accessibile a tutti, al fine di un agire educativo efficace e inclusivo. Funzione dell’insegnante di sostegno è quella di assumere la responsabilità e di offrire risposte competenti, progettando preliminarmente i processi educativi e le loro attività didattiche, a persone che purtroppo senza aiuto competente e consapevole non potrebbero diventare persone capaci di autodeterminarsi. Educare, oggi, significa sostenere i ragazzi a schiudersi al reale per poi ritrovarsi persone competenti, riconoscendo però la necessità di un cambiamento , avendo il coraggio di intraprendere strade nuove, capaci di assicurare un successo educativo che dia prospettive sicure ai futuri cittadini del nostro Paese. Ad un certo punto del seminario ci si è posti una domanda emblematica: “Come lavorare bene sul piano inclusivo, tenendo conto della complessità della classe?”. Per rispondere a tale quesito bisogna sicuramente considerare il fatto che premessa fondamentale è la relazione che instauriamo con i nostri alunni. Nella costruzione del ponte relazionale con gli allievi, dovranno essere presenti diversi elementi strutturali architettonici: i piloni e i pilastri rappresentano le strutture di sostegno, elementi indispensabili per sorreggere le arcate di un ponte e consentirne la stabilità, e le fondamenta, ossia gli elementi mediante cui i carichi in elevazione vengono trasmessi al terreno, sono volte a dare stabilità e sicurezza all’intera struttura. I pilastri relazionali sono la genuinità, la stima, e l’empatia e i piloni relazionali invece sono dedicare tempo, essere presente, parlare, agire nel miglior modo per altri, comprendere i sentimenti, avere cura per il fare e credere nella reciprocità. Ancora, sono molto importanti le basi relazionali ovvero approfittare di ogni interazione, offrire attenzioni sempre, utilizzare del tempo per le relazioni positive, lottare per avere relazioni positive personali, offrire grande trasparenza, porre enfasi sul mutuo rispetto, bilanciare fermezza equità e gentilezza, promuovere dialoghi personali e significativi. I sostegni relazionali consistono nell’essere accoglienti, essere sensibili alle preoccupazioni degli altri, essere disponibile ai loro input, essere consapevoli della cultura adolescenziale, condividere responsabilità, essere inclusive, cercare i punti di forza. Le statistiche indicano che abbiamo bisogno di una scuola migliore per fronteggiare la dispersione scolastica, la complessità e il disorientamento del mondo giovanile. Da quanto detto, ne deriva, che urge un rinnovamento didattico nella scuola, un’accoglienza della diversità, un lavoro di team nonché l’ausilio di nuove tecnologie per la progettazione e fare sì che si possa lavorare meglio e con passione. È essenziale, quindi, instaurare un clima positivo in classe, ovvero un clima che includa un’atmosfera invitante, serena, comprensiva, coesa e soprattutto di sostegno ed evitare un’atmosfera giudicante, competitiva, basata sul confronto, che susciti emozioni spiacevoli, che renda passivi gli studenti. Bisogna, inoltre, lavorare sulla motivazione degli studenti, sulla motivazione sia intrinseca che estrinseca e creare una scuola che affascini, che comprenda gli allievi nei loro bisogni di mancanza e i bisogni di crescita, che comprenda i loro bisogni di successo e soprattutto i loro bisogni di evitare l’insuccesso, il loro bisogno di autodeterminazione di relazione e di competenza. Il Professore D’Alonzo sottolinea, ancora, l’importanza dei pilastri della gestione della classe da parte del docente quali la presenza efficace, il controllo prossimale e il contatto oculare, la voce, la comunicazione non verbale, comunicazione chiara e precisa delle direttive, cura dell’ambiente, l’uso di incentivi e premi, frutto di percorsi che non possono essere improvvisati, ma che dovranno essere il risultato di osservazioni, previsioni, aspettative, indicazioni precise per fornire a tutti gli studenti non solo gli strumenti adatti a conoscere, ma anche ad aiutarli a diventare individui informati, fiduciosi, attivi, creativi, per poter vivere nella nostra società. Altro aspetto fondamentale, per la costruzione di una scuola inclusiva, è la sensibilizzazione verso la multiculturalità: la scuola è un riflesso dell’eterogeneità della nostra società e in quanto tale deve accogliere le diversità di una realtà multietnica che esprime esigenze differenti pianificando, altresì, un’attenta sensibilizzazione in tal senso Da quanto detto, si rileva quanto strumento fondamentale per operare in maniera ottimale e avviare un cambiamento all’interno della scuole è offrire la differenziazione didattica, vale a dire una prospettiva metodologica di base in grado di promuovere processi di crescita significativa per tutti gli alunni presenti in classe, volta a proporre attività educative didattiche mirate e quanto più personalizzate, progettate per soddisfare le esigenze dei singoli in un clima educativo in cui diventi consuetudine l’affrontare il lavoro didattico con modalità, mezzi e strumenti che siano differenti caso per caso.

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