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Visualizzazione dei post da maggio, 2025

Il F.A.S.T.E. e il Modello Multidimensionale di Empatia secondo Norma Feshbach

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Il F.A.S.T.E. (Feshbach Affective Situation Test for Empathy) rappresenta uno strumento innovativo ideato per misurare la responsività empatica. L’idea alla base di questo test è quella di considerare l’empatia non come una capacità monolitica, ma come un insieme di abilità che integrano aspetti cognitivi e affettivi. Secondo questo approccio, manifestare empatia significa non solo riconoscere e decodificare lo stato emotivo di un’altra persona, ma anche sapersi immedesimare nel suo punto di vista e rispondere emotivamente in modo congruente con l’esperienza vissuta dall’altro.  L’empatia si articola in tre componenti fondamentali:  Decodifica degli Stati Emotivi : Questa componente riguarda l’abilità di osservare, leggere ed interpretare correttamente i segnali emozionali che gli altri manifestano. Si tratta di una capacità prevalentemente cognitiva, essenziale per riconoscere le sfumature emotive e comprendere quale stato d’animo l’altra persona sta vivendo.  Assunzi...

Entropia di Edmund Husserl, differenza con l'empatia

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Edmund Husserl (filosofo e matematico austriaco, naturalizzato tedesco) è il fondatore della fenomenologia, un percorso filosofico che ci invita ad analizzare l'esperienza vissuta in maniera diretta e rigorosa. Per Husserl, la realtà non si configura unicamente come un mondo esterno oggettivo, ma come ciò che appare nella coscienza: un intreccio complesso di percezioni, pensieri, emozioni e intenzionalità. Utilizzando la tecnica della riduzione fenomenologica, Husserl cerca di sospendere i pregiudizi e le teorie preesistenti per restituire il significato puro dei fenomeni così come vengono esperiti. In questa visione, l’enfasi viene posta sulla struttura intenzionale della coscienza, ossia sull’atto per cui ogni esperienza è sempre "di qualcosa", e su come il soggetto adotti un punto di vista peculiare nella costruzione del proprio mondo esperienziale.  Una sfida cruciale che Husserl affronta riguarda l’intersoggettività, ovvero il modo in cui i soggetti si riconoscono...

Delega Paradossa di Canevaro

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La delega paradossa, secondo Andrea Canevaro, è un concetto pedagogico che descrive una contraddizione implicita nel modo in cui si affidano responsabilità educative o assistenziali, soprattutto in contesti di disabilità o fragilità. Cosa significa concretamente? Si verifica quando una persona (spesso un insegnante, un educatore, un genitore o un’istituzione) affida a un altro soggetto (per esempio un insegnante di sostegno, uno specialista, un operatore sociale) la responsabilità di “occuparsi” di una persona in difficoltà — ma allo stesso tempo si aspetta risultati impossibili, o scarica completamente la responsabilità, come se quell’incarico potesse “risolvere tutto”. È “paradossale” perché: • si chiede aiuto, ma ci si disimpegna; • si delega, ma si pretende il massimo senza fornire reale collaborazione; • si affida la persona fragile a un esperto, ma poi la si isola, come se fosse “fuori” dal contesto comune. Canevaro usa questo concetto per denunciare un sistema educativo...

Anne-Marie Lavie e il carico percettivo

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Anne-Marie Lavie è una psicologa e ricercatrice francese nota per i suoi studi sul carico percettivo (load perceptif), un concetto che rientra nell’ambito delle neuroscienze cognitive e della psicologia dell’attenzione. Il suo lavoro si colloca nell’ambito della percezione visiva e dell’elaborazione dell’informazione in ambienti complessi. Anche se non è tra gli autori più noti a livello internazionale, è frequentemente citata in contesti legati alla didattica, all’ergonomia cognitiva e alla progettazione di ambienti educativi efficaci. ⸻ Il concetto di carico percettivo Il carico percettivo si riferisce alla quantità di stimoli sensoriali che un individuo deve elaborare in un determinato momento. Questo concetto è centrale per capire come funziona l’attenzione: in ambienti sovraccarichi di stimoli (es. una classe rumorosa, una slide troppo piena, una città affollata), il cervello fatica a filtrare ciò che è rilevante da ciò che non lo è. Due livelli di carico secondo Lavie: 1....

Makarenko e la pedagogia della lotta: educare attraverso il conflitto costruttivo

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Anton Semënovič Makarenko (1888–1939) è stato uno dei più importanti pedagogisti sovietici del Novecento. Nato in Ucraina, è conosciuto soprattutto per il suo lavoro con giovani emarginati, orfani e delinquenti minorili dopo la Rivoluzione d’Ottobre. La sua opera si inserisce in un contesto di ricostruzione sociale, dove l’educazione aveva un ruolo centrale nella formazione del “nuovo cittadino socialista”. Cosa si intende per “pedagogia della lotta”? Il concetto di pedagogia della lotta in Makarenko non va confuso con un’educazione violenta o repressiva. Al contrario, si tratta di una visione educativa basata sulla disciplina, sul lavoro collettivo, sull’impegno e sul superamento delle difficoltà attraverso il gruppo. È una pedagogia che valorizza il conflitto educativo come strumento di crescita personale e sociale. Makarenko parte dal presupposto che il processo educativo non sia lineare né privo di ostacoli: l’educazione è una lotta per la trasformazione dell’individuo, per i...

La teoria delle tracce: da Koffka alla psicologia contemporanea

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La teoria delle tracce mnestiche ha origini antiche, ma una delle sue formulazioni più significative nel Novecento si deve a Kurt Koffka, psicologo tedesco e figura centrale della psicologia della Gestalt. Nato nel 1886, Koffka fu uno dei principali promotori dell’idea che la mente non elabori la realtà come un mosaico di elementi separati, ma come un tutto organizzato. Insieme a Max Wertheimer e Wolfgang Köhler, contribuì a fondare un nuovo modo di intendere la percezione, l’apprendimento e la memoria. Nel suo testo fondamentale, Principles of Gestalt Psychology (1935), Koffka introduce il concetto di traccia mnestica (memory trace), un’idea che cerca di spiegare come l’esperienza percettiva lasci un’impronta nella mente. Secondo Koffka, ogni volta che percepiamo un oggetto o una configurazione, questa lascia una traccia duratura che può essere riattivata successivamente da stimoli simili. La traccia non è una copia passiva dell’esperienza, ma una rappresentazione dinamica, capace...