Delega Paradossa di Canevaro

La delega paradossa, secondo Andrea Canevaro, è un concetto pedagogico che descrive una contraddizione implicita nel modo in cui si affidano responsabilità educative o assistenziali, soprattutto in contesti di disabilità o fragilità. Cosa significa concretamente? Si verifica quando una persona (spesso un insegnante, un educatore, un genitore o un’istituzione) affida a un altro soggetto (per esempio un insegnante di sostegno, uno specialista, un operatore sociale) la responsabilità di “occuparsi” di una persona in difficoltà — ma allo stesso tempo si aspetta risultati impossibili, o scarica completamente la responsabilità, come se quell’incarico potesse “risolvere tutto”. È “paradossale” perché: • si chiede aiuto, ma ci si disimpegna; • si delega, ma si pretende il massimo senza fornire reale collaborazione; • si affida la persona fragile a un esperto, ma poi la si isola, come se fosse “fuori” dal contesto comune. Canevaro usa questo concetto per denunciare un sistema educativo o sociale che separa invece di includere, che medicalizza invece di valorizzare, che delega invece di condividere. Ecco due esempi pratici di delega paradossa secondo l’interpretazione di Canevaro, uno scolastico e uno familiare: ⸻ 1. Contesto scolastico: In una scuola secondaria, arriva in classe un alunno con disabilità intellettiva. Il consiglio di classe, pur riconoscendo l’importanza dell’inclusione, scarica ogni responsabilità sull’insegnante di sostegno. Frasi tipiche: • “Ci pensa lei, prof, è il suo alunno.” • “Noi andiamo avanti con il programma, tanto c’è lei che lo segue a parte.” Dov’è il paradosso? Si riconosce che l’alunno ha diritto all’inclusione, ma si delega totalmente all’insegnante di sostegno, isolando il ragazzo e non coinvolgendolo realmente nella didattica della classe. La responsabilità educativa, invece, dovrebbe essere condivisa tra tutti i docenti. ⸻ 2. Contesto familiare: Un genitore di un bambino con disturbo dello spettro autistico porta il figlio da uno specialista e dice: “Vi lascio mio figlio: aggiustatelo.” Dov’è il paradosso? Il genitore vuole il meglio per il figlio, ma cede totalmente la responsabilità educativa, come se l’esperto potesse “riparare” il bambino, senza partecipazione attiva della famiglia. In realtà, la relazione educativa deve coinvolgere genitori, terapeuti e scuola in modo integrato e continuo. In entrambi i casi, la delega paradossa non è cattiva volontà, ma nasce spesso da frustrazione, stanchezza o mancanza di strumenti. Canevaro ci invita a riconoscere questi meccanismi per promuovere una vera cultura dell’inclusione, dove le responsabilità siano condivise, non scaricate.

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