Wilhelm Preyer: pensiero e contributo alla psicologia infantile
Wilhelm Preyer (1841–1897) è stato un fisiologo e psicologo tedesco, considerato uno dei fondatori della psicologia infantile scientifica. Fu tra i primi a studiare lo sviluppo mentale e comportamentale del bambino con metodo sistematico e rigoroso, basandosi sull’osservazione diretta, in particolare del proprio figlio. La sua opera più significativa è “L’anima del bambino” (1882), nella quale documenta in modo dettagliato le fasi dello sviluppo nei primi anni di vita.
Preyer analizzò vari aspetti della crescita infantile, tra cui lo sviluppo motorio, sensoriale, linguistico e intellettivo, sottolineando che il bambino non nasce già formato, ma evolve progressivamente attraverso un processo continuo. La sua idea centrale è che lo sviluppo umano sia frutto dell’interazione tra predisposizioni biologiche e influenze ambientali, superando così le visioni che privilegiano esclusivamente uno dei due poli.
Sintesi tra primato biologico e sociale
Uno degli aspetti più innovativi del pensiero di Preyer è proprio la sua capacità di proporre una sintesi tra il primato biologico e quello sociale nello sviluppo del bambino.
Da un lato, Preyer riconosce l’esistenza di una base biologica innata: il neonato presenta fin dalla nascita caratteristiche e potenzialità determinate geneticamente. Lo sviluppo segue un ordine naturale che riguarda, ad esempio, la maturazione del sistema nervoso, la comparsa dei riflessi, le prime azioni motorie e le reazioni agli stimoli sensoriali. Queste tappe biologiche sono universali e scandiscono le fasi iniziali della crescita.
Dall’altro lato, Preyer sottolinea l’importanza cruciale dell’ambiente sociale ed educativo. Le competenze non si sviluppano automaticamente, ma hanno bisogno di essere attivate, rafforzate e modellate attraverso l’interazione con le persone e con il contesto. L’affetto, il linguaggio, il gioco e la comunicazione sono strumenti fondamentali per trasformare le potenzialità biologiche in capacità reali. Ad esempio, il linguaggio è innato come facoltà, ma si sviluppa solo se il bambino è immerso in un ambiente ricco di stimoli verbali.
Preyer propone così una visione interazionista e dinamica dello sviluppo: la crescita del bambino è il risultato della continua interazione tra natura e cultura, tra organismo e ambiente. Nessun fattore è dominante in assoluto, ma entrambi sono indispensabili e agiscono in modo integrato. Questa concezione anticipa molte riflessioni moderne della psicologia dello sviluppo, tra cui quelle di Piaget e Vygotskij.
In conclusione, per Preyer il bambino è un essere in evoluzione, guidato da leggi naturali ma profondamente influenzato dalla realtà sociale in cui vive. La sua eredità scientifica risiede proprio nell’aver introdotto un metodo di osservazione rigoroso e nell’aver promosso un’idea di sviluppo umano come processo complesso, biologicamente fondato e socialmente determinato.
Commenti
Posta un commento