Il Mastery learning cos'è?

Il MASTERY LEARNING è il metodo più formalizzato di Individualizzazione. Si tratta infatti di una metodologia didattica che nasce all’inizio degli anni Ottanta, ad opera di uno psicologo e pedagogista americano (Benjamin Bloom), famoso per i suoi studi tassonomici in ambito didattico. Il Mastery Learning viene anche chiamato “apprendimento per padronanza”, in italiano, poiché il suo obiettivo è proprio quello di permettere a tutti gli studenti – ognuno coi suoi tempi – di padroneggiare conoscenze e competenze prefissate in classe. Per far ciò, il Mastery Learning prevede uno “spezzettamento” della comunicazione didattica, che viene effettuata in piccole pillole, utili affinché lo studente più lento riesca ad elaborarli e ad assimilarli. Alcune tecniche previste dal mastery learning sono: Si tratta de: 1. la pratica ripetuta (ovvero l’esercizio in classe); 2. l’ esercizio individuale a casa (che prevede la ripetizione in forma scritta o orale di quanto appreso in classe); 3. l’ orientamento e la motivazione psicologica degli studenti, per “incuriosirli” sul nuovo compito da svolgere, mantenendo così la componente emotiva della didattica allo stesso livello di quella cognitiva. 4. il rinforzo continuo, in negativo o in positivo (penalità o premio da parte del docente, in base alla performance). Attraverso il rinforzo l’insegnante realizza quello che viene definito shaping (o modellaggio) che si coordina con altri due termini che sono il prompting e il fading. 
SHAPING (MODELLAGGIO) 1. il docente deve individuare qual è l’abilità che vuole potenziare nel discente, e cerca di farla sviluppare partendo da una che già ha e che risulta vicina a quella “meta”; 2. fa notare al discente tutti gli altri comportamenti o le abilità di cui già dispone, e che sono vicini a quella meta; 3. si predispongono programmi di rinforzo per far sì che il discente padroneggi sempre meglio le varie abilità che ha già e, nel contempo, impari quella nuova, in modo da raggiungere la meta. 
PROMPTING è la sollecitazione: i rinforzatori che si attivano quando l’alunno presenta il comportamento atteso/corretto. 
FADING Tali sollecitazioni dovranno, via via, affievolirsi (fading),per permettere al modello di comportamento positivo di diventare automatico a prescindere dalla conseguenza. 

Con la personalizzazione ci riferiamo a quelle strategie didattiche che mirano a dare l’opportunità ad ogni alunno di sviluppare le proprie potenzialità intellettive, attraverso possibilità elettive di coltivare le proprie aree di eccellenza. Diamo il nome di “personalizzazione” alle strategie attraverso le quali si può favorire la coltivazione del talento così inteso, dei punti di forza e delle preferenze di ogni studente. Principi alla base della personalizzazione: PRINCIPIO DELLE OPZIONI Formulato inizialmente da Claparède, è finalizzato a realizzare congiuntamente la condizione della pluralità dei percorsi e quella della possibilità di scelta da parte dell’alunno. L’idea di fondo di Claparède è quella di restringere le ore di frequenza scolastica dedicate al cosiddetto “programma minimo”, ossia al nucleo del curricolo che deve essere comune al tragitto formativo di ogni studente. Le ore così rese disponibili devono essere dedicate a “corsi” complementari o speciali da scegliere liberamente da parte dello studente fra quelli attivati dalla scuola. PRINCIPIO DELL’AUTO-ORIENTEMENTO Lo studente non deve soltanto avere la possibilità di scegliere, dovrebbe anche sviluppare gradualmente la capacità di scegliere, ossia dovrebbe imparare progressivamente ad orientarsi in modo autenticamente autonomo tra le diverse possibili alternative PRINCIPIO DELLA VALUTAZIONE CRITICA Il discente, acquisendo una progressiva consapevolezza di criteri di autovalutazione, potrebbe, negli anni, sviluppare una certa capacità di autovalutazione e diventare così cosciente dei propri punti forti e dei propri punti deboli relativamente al campo in questione.

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