Bullismo e Cyberbullismo tra Adolescenti in Italia: Una Panoramica



Il bullismo e il cyberbullismo rappresentano una sfida globale che colpisce gli adolescenti, inclusa l’Italia, dove questi comportamenti dannosi possono lasciare cicatrici profonde sul benessere fisico e mentale dei giovani.

Il bullismo si manifesta come un’aggressione non provocata che sfrutta un disequilibrio di potere, esprimendosi in violenza fisica, verbale o psicologica. Il cyberbullismo, invece, si avvale di canali digitali come social media, email e messaggi di testo, offrendo ai bulli un velo di anonimato. Il termine “cyberbullismo” è stato coniato dall’educatore canadese Bill Belsey. Esso combina il prefisso “cyber”, che si riferisce all’ambito informatico e a internet, con la parola “bullismo”, che descrive un comportamento aggressivo e ripetitivo verso una vittima percepita come incapace di difendersi. L’anonimato e la mancanza di contatto fisico su internet possono incoraggiare comportamenti aggressivi che molte persone non esprimerebbero di persona. Inoltre, la facilità con cui i contenuti offensivi possono essere condivisi online amplifica rapidamente l’impatto negativo del cyberbullismo.

Studi recenti hanno rivelato un incremento dei casi di cyberbullismo durante la pandemia, influenzando significativamente la vita degli adolescenti italiani. L’Organizzazione Mondiale della Sanità segnala che uno su sei adolescenti in Europa è vittima di cyberbullismo. In Italia, il bullismo tocca circa il 13% dei giovani, con il cyberbullismo meno diffuso ma ugualmente preoccupante. Il 7 febbraio si celebra la Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, istituita nel 2017 su iniziativa del Miur nell’ambito del Piano nazionale per la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo a scuola.

Le vittime di questi fenomeni possono soffrire di ansia, depressione, scarsa autostima e persino pensieri suicidi. L’isolamento sociale e le difficoltà scolastiche sono frequenti, con possibili ripercussioni che si estendono nell’età adulta.

L’Italia ha risposto con iniziative legislative, includendo piani di prevenzione e supporto psicologico nelle scuole, che giocano un ruolo vitale nell’educazione e nella prevenzione, mirando a un ambiente più sicuro e accogliente.

Le radici del bullismo sono intricate, intrecciate tra fattori personali, familiari e sociali. Tra questi, esperienze negative di vita, tratti di personalità aggressivi o mancanza di empatia, dinamiche familiari disfunzionali, educazione autoritaria o permissiva, l’influenza dei media violenti, la pressione dei pari, e un ambiente scolastico non interventista possono tutti contribuire al problema. Le norme sociali che enfatizzano la dominanza e la competitività, insieme all’intolleranza verso le differenze, possono alimentare ulteriormente il bullismo.

Le persone con disabilità possono essere particolarmente vulnerabili al bullismo a causa di differenze fisiche, cognitive o comportamentali che possono essere percepite come “diverse” dai loro coetanei. Questa vulnerabilità è spesso esacerbata dalla mancanza di comprensione e dalla presenza di stereotipi negativi che circondano la disabilità.


Per contrastare efficacemente il bullismo e il cyberbullismo, è essenziale promuovere una cultura di rispetto e inclusione. Le scuole, le famiglie e le istituzioni devono collaborare per creare ambienti sicuri e accoglienti, dove ogni forma di discriminazione è attivamente contrastata. La prevenzione e l’intervento richiedono un approccio olistico che coinvolga tutta la comunità educativa, inclusi studenti, insegnanti e genitori. L’educazione e la sensibilizzazione sono strumenti potenti per cambiare atteggiamenti e comportamenti, e per costruire un ambiente più inclusivo e rispettoso per tutti.

Il bullismo e il cyberbullismo omotransfobico, in particolare, nascono da pregiudizi e stereotipi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere. La pressione a conformarsi a norme di genere tradizionali, un’educazione familiare non inclusiva, la mancanza di programmi scolastici aperti e inclusivi, la pressione dei pari, la necessità di affermazione sociale, la bassa autostima, l’aggressività, la rappresentazione mediatica negativa delle persone LGBTQ+, e l’assenza di politiche inclusive sono tutti fattori che possono innescare comportamenti discriminatori.

Le scuole, nel loro ruolo chiave, possono prevenire il bullismo attraverso l’educazione e la sensibilizzazione, con programmi che promuovono empatia e rispetto reciproco, campagne di sensibilizzazione, supporto psicologico, sportelli di ascolto, coinvolgimento delle famiglie, collaborazioni con enti locali, aggiornamenti dei codici di condotta, monitoraggio e intervento tempestivo, formazione del personale, linee guida chiare, attività di gruppo che favoriscono la collaborazione e l’inclusione, e valorizzazione della diversità.

Riconoscere la complessità delle cause e l’importanza di un approccio olistico è cruciale per sviluppare strategie efficaci di prevenzione e intervento, per garantire che gli adolescenti possano crescere in un ambiente di rispetto e sicurezza.

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